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Sergio Lorusso

Giustizia & Ingiustizie

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Postilla » Diritto » Il Blog di Sergio Lorusso » Diritto penale e processuale » Il caso Meredith. La sconfitta della prova scientifica e il trionfo della giustizia mediatica

5 ottobre 2011

Il caso Meredith. La sconfitta della prova scientifica e il trionfo della giustizia mediatica

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La sentenza della Corte d’assise d’appello di Perugia che assolve Amanda Knox e Raffaele Sollecito celebra la sconfitta della prova scientifica, su cui si incentrava la prospettazione accusatoria, e l’ennesima vittoria del ‘processo-spettacolo’.

Due profili che si intersecano, in una vicenda che ha avuto fin da subito una vasta risonanza mediatica – per il suo cocktail perfetto di ingredienti da “giustizia-spettacolo” – inducendo gli investigatori a fornire risposte immediate e poco meditate, che poi non hanno retto alla verifica dei giudici d’appello.

“Il caso è chiuso”, aveva detto il questore di Perugia il 6 novembre 2007, a pochi giorni dal delitto, immediatamente dopo il fermo di Raffaele, Amanda e Patrick Lumumba. Ed invece quest’ultimo uscirà presto dalle indagini, rilasciato quattordici giorni dopo grazie ad una testimonianza che conferma il suo alibi, mentre Amanda e Raffaele dovranno aspettare 1448 giorni per varcare la soglia del carcere.

Assolti “per non aver commesso il fatto”. Il che significa, a voler leggere tra le righe del dispositivo, che i giudici non soltanto non hanno ritenuto attendibili le prove offerte dall’accusa, ma hanno anche escluso la ricostruzione del delitto quale omicidio “di gruppo” commesso al culmine di un rituale erotico, sessuale e violento. Resta in carcere Rudy Guede, l’ivoriano condannato a sedici anni di reclusione con sentenza ormai definitiva. Anche tale decisione, tuttavia, potrebbe essere rimessa in discussione da un’eventuale richiesta di revisione, poiché Rudy è stato ritenuto responsabile di concorso in un omicidio commesso materialmente da altre due persone, ora assolte. “La verità resta sfuggente”, titola persino la CNN nel suo sito di news on line.

Oggi, però, tutta l’attenzione è concentrata sull’assoluzione di Amanda e Raffaele, ritornati liberi mentre la verità su quanto accaduto quella notte di quattro anni fa è ancora lontana. La decisione, d’altronde, appare una scelta obbligata, alla luce dei clamorosi sviluppi offerti dalla rinnovazione dell’istruttoria dibattimentale, che hanno “declassato” le prove scientifiche agitate dall’accusa come “prove regine” a risultanze scarsamente attendibili, contraddette dalle conclusioni dei periti nominati dalla corte d’assise d’appello: sul coltello sequestrato nella cucina di Raffaele Sollecito – con modalità alquanto singolari (l’ispettore di polizia riferisce di aver aperto un cassetto e di aver preso per primo quel coltello; il pubblico ministero riconosce che l’ufficiale “è stato fortunato”) – non c’è traccia del DNA di Meredith Kercher; il DNA maschile rinvenuto sul gancetto del reggiseno della vittima – repertato ben 46 giorni dopo il primo sopralluogo – non è riferibile con certezza a Raffaele.

E nel nostro ordinamento, per essere condannati, occorre che l’imputato risulti colpevole “al di là di ogni ragionevole dubbio” (art. 533 co. 1 c.p.p.). In questo caso i dubbi sono cresciuti progressivamente, a partire da alcuni errori investigativi, e la tradizionale fragilità del processo indiziario ha assunto dimensioni gigantesche e insostenibili. Se mai, c’è da chiedersi come mai i giudici di primo grado abbiano respinto le richieste di ulteriori perizie formulate dalla difesa e che avrebbero potuto far piena luce sulla vicenda, evitando la sentenza di condanna e il suo ribaltamento in appello. C’era forse la fretta e la necessità di dare una risposta a quel terribile delitto che rassicurasse la collettività.

Assecondando così la consueta “curva mediatica” che porta dapprima a dare in pasto all’opinione pubblica l’indagato come il colpevole del delitto, per poi ripiegare su una critica dei metodi d’indagine utilizzati e delle prove raccolte e approdare, gradualmente, ad una logica innocentista: un meccanismo collaudato che tiene sempre desta l’attenzione, e con essa l’audience, insinuando dubbi e incertezze nello spettatore e fino all’auspicato colpo di scena finale. Salutato dal coro di “vergogna, vergogna” dei colpevolisti assiepati all’esterno del palazzo di giustizia di Perugia. E a questo congegno mediatico offre un supporto ineguagliabile la forensic science, piegata alle più svariate esigenze e magari trasformata in cattiva consigliera di chi è chiamato a giudicare.

A Perugia, come a Garlasco, si è puntato tutto sulla prova scientifica e il risultato, ancora una volta, è un caso giudiziario pressoché insoluto. Perché l’onnipotenza e l’infallibilità della scienza applicata al processo penale non esistono, se non nelle versioni patinate delle fiction, e affidarsi esclusivamente ad essa per risolvere i casi giudiziari può essere, come abbiamo visto, controproducente.

Letture: 12438 | Commenti: 4 |
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4 Commenti a “Il caso Meredith. La sconfitta della prova scientifica e il trionfo della giustizia mediatica”

  1. davide steccanella scrive:
    Scritto il 5-10-2011 alle ore 10:12

    Commento molto giusto, tuttavia tecnicamente io ho dato una diversa lettura del dispositivo in punto di concorso nel reato se ti interessa ho pubblicato qui ieri il mio pezzo, davide steccanella
    http://davidesteccanella.postilla.it/2011/10/04/la-assoluzione-della-corte-di-appello-di-perugia-nel-caso-meredith/

  2. adriano scrive:
    Scritto il 5-10-2011 alle ore 16:25

    “l’onnipotenza e l’infallibilità della scienza applicata al processo penale non esistono…”

    Detta cosi non sono d’accordo!
    Io invece direi: l’onnipotenza e l’infallibilità della scienza se mal applicata al processo penale…Perchè il problema non è il risultato scientifico ma il modo in cui questo si è mal prodotto. La polizia scientifica in Italia è agli albori, i pm e giudici sono altamente incompetenti e devono giocoforza sottostare alle visioni, a volte fantasiose, peritali di cui nutro un certo sospetto.(basta vedere come si scelgono i periti/ctu i giudici/pm)

  3. giulia scrive:
    Scritto il 7-10-2011 alle ore 11:28

    La domanda da cento milioni con l’amaro in bocca è : chi ha ucciso la povera Meredith, direi quasi dimenticata dai voyeurs? Grande pena per quella povera mamma…..

  4. Archimede scrive:
    Scritto il 12-10-2011 alle ore 18:24

    L’analisi fatta evidenzia, in modo palmare, quanto taluni p. m. tengono più alla conferenza stampa che alla realtà dei fatti.
    Da qui nasce, poi, l’abuso della carcerazione preventiva.
    Oggi si spettacolarizza l’arresto del colletto bianco.
    Mi sorge, ogni qualvolta ne leggo, che si punti più agli arresti di persone note e, cioè, di quelli che fanno notizia.
    Infatti, quando arrestano un povero disgraziato, adesso, neanche le cronache locali ne danno più risalto.
    Il caso della povera Meredith è stato, a mio modesto giudizio, gestito male fin dall’inizio. Quelle che erano le prove regine, già dalla prima udienza vacillavano, ma come spesso accade, in taluni casi, bisognava dare alla folla un colpevole.
    Forse qualche p. m. sperava che, attraverso la durezza della carcerazione preventiva, si poteva ottenere qualche confessione.
    Accade tutti i giorni che i tanti detenuti “puliti”, quelli che vanno per la prima volta in carcere, cedono alle lusinghe di un patteggiamento, senza pensare alle future conseguenze!
    Beh, nel caso Meredith così non è stato. I due ragazzi si sono dimostrati abbastanza tosti da rimanere in carcere 4 anni.
    Non sono convinto della loro innocenza, ma un processo va fondato esclusivamente sulle prove e non su degli indizi, anche se quest’ultimi possono essere gravi, precisi e concordanti, rimangono pur sempre indizi.
    Una riforma della giustizia dovrebbe tenere conto che non si possono arrestare delle persone preventivamente.
    I cittadini devono essere giudicati da presunti innocenti e liberi, esclusi quelli colti in flagranza di reato.
    Per tutti gli altri si possono e si devono adottare,se vogliamo essere ancora una democrazia, provvedimenti diversi, ma mai la carcerazione preventiva, che ritengo sia una vergogna per la libertà dell’individuo e della intera nazione.
    Non basta dire che c’è pericolo di fuga, di possibilità di reiterazione del reato e, peggio, di inquinamento delle prove.
    Oggi bisogna dare ragione a Lavitola, ex direttore dell’unità, si è dato latitante, è vero, però i magistrati di Bari hanno sancito che non andava arrestato.
    Se fosse rimasto lo avrebbero scarcerato?
    E che dire di Alfonso Papa? ex magistrato in carcere a Napoli che denuncia i p.m. che barattano la sua libertà per un accusa contro Berlusconi?
    Se anche nel caso di Meredith si fosse proceduto ad un regolare processo, senza carcerazione preventiva, oggi non saremmo qui a confrontarci sul problema.
    In Italia il 45% della popolazione carceraria è in attesa di giudizio.
    Forse saranno tutti colpevoli, o forse saranno tutti innocenti, intanto sono detenuti. Questo non è un bell’esempio di democrazia di uno Stato di diritto.
    Accetto tutte le critiche. Grazie per l’ospitalità.

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